28 settembre 2023
Per un lavoro a misura della persona: presentato ieri a Roma il Manifesto Cisl
Riflessioni e priorità per un mercato del lavoro resiliente e inclusivo
Maggiori finanziamenti su istruzione e formazione, più orientamento scolastico e universitario, tirocini più mirati, attivare le politiche attive, salario minimo solo se di natura contrattuale, tutelare il lavoro autonomo. Sono solo alcuni dei 13 punti prioritari per l’azione pubblica e per la contrattazione collettiva contenuti nel Manifesto Cisl “Per un lavoro a misura della persona” presentato ieri a Roma.
Dopo un periodo di emergenza economica causato dalla crisi pandemica, l’Italia ha dimostrato una notevole capacità di ripresa, superando le aspettative e reagendo anche alle difficoltà derivanti dall’invasione dell’Ucraina.
Uno dei segnali più evidenti di questa resilienza è stato l’incremento dell’occupazione a partire dal secondo trimestre del 2021. I dati mostrano valori superiori rispetto al periodo pre-pandemico, fatta eccezione per il lavoro autonomo.
A differenza dell’inizio del 2021, quando, in un contesto di incertezza, cresceva principalmente il lavoro a termine, dal 2022, con una ripresa ormai consolidata, è stato soprattutto il lavoro stabile a migliorare, spinto anche dalle difficoltà nel reperimento di professionisti qualificati. Infatti, mentre alcuni settori ancora oggi registrano una contrazione dell’occupazione, nella maggior parte emergono carenze di competenze, aggravate dalla sfavorevole situazione demografica.
Restano, tuttavia, irrisolti i problemi strutturali del mercato del lavoro italiano. L’occupazione femminile, con un primato negativo a livello europeo, rimane una delle cause della povertà familiare e della bassa natalità, così come il elevato numero di Neet, giovani che non studiano né lavorano. Affrontare queste sfide richiede la capacità di leggere le trasformazioni al di là delle semplificazioni politiche e mediatiche: la rappresentazione del mercato del lavoro italiano come luogo dominato dal lavoro precario non rispecchia la realtà, che è decisamente più complessa. Alla precarietà si è affiancata da tempo l’emergenza delle competenze, che non solo minaccia la crescita economica, ma crea anche un ampio bacino di lavoratori con abilità obsolete destinati a rimanere intrappolati in lavori mal remunerati o addirittura a finire nella disoccupazione.
Si tratta di un fenomeno multidimensionale. L’incremento delle dimissioni indica una situazione in cui i lavoratori cercano condizioni di lavoro più adeguate e remunerative. Al contrario, il numero di giovani inattivi riflette l’interesse delle imprese per competenze immediatamente spendibili, a discapito di coloro che emergono da percorsi formativi deboli e distanti dal mondo del lavoro. Infine, il rifiuto di posizioni di lavoro considerate poco soddisfacenti dal punto di vista delle prospettive di crescita professionale ed economica ci invita a riflettere su come migliorare le condizioni di lavoro, anche per quelle posizioni che fino a pochi anni fa venivano considerate accettabili.
Si delinea, quindi, un quadro complesso in cui la carenza di competenze convive con sacche di disoccupazione, precarietà e lavoro povero. Queste problematiche dipendono principalmente, più che da una legislazione poco tutelante, dalla scarsa attenzione che da decenni viene dedicata al sistema di istruzione e formazione e alle politiche attive. Bilanciare le tutele dal posto di lavoro al mercato del lavoro è un passaggio centrale, spesso enunciato in conferenze ma ancora largamente non realizzato nella pratica quotidiana. La Cisl ha costantemente presentato questo cambiamento come la concretizzazione sostanziale di uno “Statuto della persona nel mercato del lavoro”. Per mettere in atto questo proposito, intendiamo indicare alcune priorità per l’azione pubblica e per la contrattazione collettiva.