26 aprile 204
Sicurezza e formazione: due facce della stessa medaglia. Criticità in provincia di Ravenna
Le organizzazioni sindacali Fillea CGIL, Feneal UIL e Filca CISL di Ravenna, rappresentate dai segretari Roberto Martelli, Antonio Pugliese e Roberto Casanova, esprimono forte preoccupazione per le carenze nella formazione obbligatoria dei lavoratori edili nella provincia di Ravenna, un requisito fondamentale per garantire la sicurezza nei cantieri.
Nonostante l’obbligo di fornire una formazione di 16 ore ai lavoratori neoassunti, molti arrivano sul lavoro senza le competenze necessarie per operare in sicurezza, un fatto particolarmente grave considerando la complessità e i pericoli del settore edile. Questo problema è esacerbato dalla presenza significativa di lavoratori stranieri e da un’alta percentuale di assunzioni di personale oltre i 50 anni. Questi dati indicano non solo una potenziale barriera linguistica ma anche la sfida di reinserire nel lavoro persone che potrebbero non essere aggiornate sulle moderne pratiche di sicurezza.
Recenti accertamenti ispettivi condotti dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna hanno portato alla luce una pratica inquietante: la presenza di falsi attestati di formazione in un cantiere edile locale. È emerso che, nonostante fossero presenti attestati che certificavano la formazione su rischi alti, antincendio, primo soccorso e responsabilità dei lavoratori per la sicurezza, ben 10 di questi attestati sono stati rivelati come non validi e mai effettivamente rilasciati. Questa falsa rappresentazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro ha esposto gli operai a gravi rischi, mettendo in pericolo la loro integrità psico-fisica.
Questa situazione è aggravata dal fatto che molti lavoratori, incluso un numero significativo di lavoratori stranieri e personale oltre i 50 anni, sono impiegati nei cantieri senza l’adeguata e obbligatoria formazione. I dati rivelano che oltre il 20% dei lavoratori proviene da fuori provincia o dall’estero e quasi il 40% dei nuovi assunti ha più di 50 anni, il che solleva preoccupazioni serie sulla dinamica del mercato del lavoro e sulla qualifica dei lavoratori neoassunti.
Le sfide sono molteplici e richiedono un impegno concreto. È fondamentale ampliare l’offerta formativa per includere non solo i lavoratori, ma anche i datori di lavoro e i responsabili della sicurezza, al fine di radicare una cultura della prevenzione efficace e capillare. Inoltre, è necessario introdurre controlli più stringenti sulle gare d’appalto, affrontando il problema del massimo ribasso che compromette la qualità e la sicurezza dei lavori. Un’altra misura cruciale è la revisione della patente a crediti, per renderla uno strumento più inclusivo ed efficace nel promuovere una cultura della sicurezza.
I problemi non si limitano alla formazione inadeguata. La tendenza al ribasso nelle gare d’appalto continua a minare la qualità della costruzione e della sicurezza sul lavoro. La mancanza di responsabilità solidale nei cantieri, sia privati che pubblici, e la frammentazione della gestione dei cantieri con la presenza di molteplici subappaltatori, rendono ancora più difficile garantire un ambiente di lavoro sicuro.
Inoltre, l’attuale sistema della patente a crediti, introdotto per valutare la conformità delle imprese con le norme di sicurezza, non è sufficientemente inclusivo né efficace. Chiediamo una revisione che ampli
l’applicabilità di questa normativa a tutte le imprese presenti in cantiere, non solo quelle edili, e che preveda incentivi per le aziende che investono in maniera significativa nella prevenzione degli infortuni.
Le recenti proteste dei sindacati su questi temi sono una risposta diretta all’inazione dei governi e alla mancanza di misure concrete per affrontare queste criticità. La politica di bilancio e la ricerca del profitto non possono e non devono avere la priorità sulla sicurezza e sulle vite umane. Ci impegniamo a continuare la nostra lotta, perché nessun lavoratore dovrebbe rischiare di non tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
Non ci fermeremo finché non vedremo un cambiamento tangibile e concreto che ponga la sicurezza e il benessere dei lavoratori al centro delle politiche pubbliche. Ci chiediamo perché ci sia ancora da protestare su queste tematiche: la risposta è nell’urgenza di proteggere i più vulnerabili, coloro che sono meno tutelati dalle politiche attuali, in un settore dove la legge della giungla non può e non deve prevalere.